GRANDE VITTORIA PER GLI SQUALI EUROPEI!!!


ABBIAMO VINTO!!!!! A GRANDISSIMA MAGGIORANZA IL PARLAMENTO EUROPEO HA APPENA VOTATO A FAVORE DEL RAFFORZAMENTO SUL FINNING!!!! :)
GRAZIE A TUTTI!!!!

566 voti a favore, 47 contro e 16 astenuti! Direi che abbiamo vinto alla stragrande. 

La legge prevede che tutti gli squali pescati nelle acque europee vengano sbarcati con le pinne attaccate al corpo. In tal modo oltre a ridurre il numero delle perdite di squali nelle nostre acque,  saremo anche in grado di monitorare il numero effettivo delle popolazioni presenti nelle acque europee e delle specie di squalo catturate. 

Per ora, questa vittoria è storica! Ma abbiamo vinto solo una battaglia. Ora bisogna premere sul resto del mondo. 

Grazie a tutti per la pressione. Continuate ad aiutarci ad aiutare i nostri bellissimi squali. 

Info dettagliate al link http://www.adnkronos.com/IGN/Sostenibilita/World_in_Progress/Il-Parlamento-europeo-rafforza-il-divieto-di-spinnamento-degli-squali_313921086136.html

Squalo Elefante (Cetorhinus Maximus)


Nome scientifico: Cetorhinus Maximus

Famiglia: Cetorhinidae

Ordine: Lamniformes

Classe: Chondrichthyes

Sottoclasse: Elasmobranchii

Stato di conservazione: Minacciato e protetto (Elenco CITES) 

Unico rappresentante della famiglia Cetorhinidae, è il secondo pesce esistente più grande al mondo, dopo lo (rinchodon typus) – generalmente tra i 12 e i 15 metri per un peso pari a 10 tonnellate.

Le forme, nonostante la mole, sono abbastanza affusolate ed eleganti. La coda falcata, è assai ampia.  E’ di colore grigio, più scuro, fino al bruno-nerastro, sul dorso e con il ventre più chiaro; ha fessure branchiali enormi. Lungo muso conico, con bocca enorme e mascelle munite di numerosi piccoli denti. Le pinne sono di dimensioni variabili: nel maschio le ventrali sono modificate e fungono da organo copulatore. La prima pinna dorsale è alta e triangolare, la seconda pinna dorsale è molto piccola ed arretrata.

Diffuso in quasi tutti i mari temperati, lo squalo elefante vive anche nel Mar Mediterraneo; le zone nelle quali è però più frequente sono quelle settentrionali dell’Oceano Atlantico.Vive in mare aperto e nelle acque costiere, cui si avvicina spesso, frequentando anche baie e foci dei fiumi; compie lunghe migrazioni stagionali per la ricerca di plancton.

Questo grande squalo si nutre di plancton, un insieme di alghe e animali minuscoli. E’ proprio questo tipo di cibo, reperibile in grande quantità e con poco sforzo, a rendere possibile una mole gigantesca. Gli squali elefante si nutrono nuotando appena al di sotto della superficie dell’acqua. Tengono la bocca spalancata, lasciando che l’acqua entri nella bocca attraverso le branchie e ne fuoriesca attraverso grosse e lunghe fessure branchiali. Per nutrirsi si serve di un interessante apparato di cui la natura lo ha fornito. Sugli archi branchiali infatti porta numerosissimi filamenti chiamati branchicteni; lunghi una decina di centimetri, la cui funzione è quella di filtrare l’acqua marina fermando il plancton.

In media, lo stomaco di uno di questi pesci può contenere mezza tonnellata tra uova, piccoli di pesci e larve di crostacei.

Questo pesce, nonostante i divieti vigenti in numerosi paesi, viene talvolta ancora catturato, non tanto per le sue carni quanto per la notevole quantità di olio che può essere estratta dal suo fegato, che corrisponde al 25% del peso complessivo. L’olio di fegato è una sostanza a bassa densità che consente allo squalo di galleggiare facilmente.

In Islanda la sua carne è usata per preparare il hàkarl conosciuto come “squalo putrefatto”. Capita con una certa frequenza che lo squalo elefante resti impigliato nelle reti da posta, per questo motivo non sono rari i ritrovamenti di carcasse di questi esemplari lungo le coste.

Il Cetorino è innocuo per l’uomo ma talvolta può essere pericoloso se attaccato e per la sua mole in acqua c’è da stare comunque attenti: un danno che questo animale può provocare all’uomo sono le abrasioni dovute al contatto con la sua pelle, ruvida come la carta vetrata, ma non è uno squalo aggressivo.

Lo squalo elefante sembra essere attualmente la specie più a rischio tra tutti gli squali ed è stata iscritta nell’elenco delle specie a rischio della IUCN (International Union for Conservation of Nature). Inoltre è stata inserita nella lista delle specie da proteggere ai sensi della Convenzione di Barcellona. Ancora oggi, tuttavia, diversi squali elefanti restano vittime di catture accidentali con attrezzi da pesca quali i palangari, le reti derivanti e quelle a strascico, e le tonnare. Un’altra causa di morte è dovuta alla collisione con le imbarcazioni a motore, che dovrebbero fare molta attenzione a non avvicinarsi troppo agli animali, per non ferirli.

La Verdesca (Prionace Glauca)


Nome scientifico: Prionace Glauca

Famiglia: Carcharhinidae

Ordine: Carcharhiniformes

Classe: Chondrichthyes

Sottoclasse: Elasmobranchii

Stato di conservazione: Prossimo alla minaccia

La Verdesca, o squalo blu, è l’unica specie del genere Prionace ed appartenente alla famiglia dei Carcarinidi.

E’ uno dei pochi squali conosciuti ad essere diffusi praticamente in tutti i mari temperati, tropicali e subtropicali del pianeta, in acque pelagiche ma anche costiere.

Lunga fino a 4 metri e pesante fino a 200 kg, la verdesca ha un corpo allungato, idrodinamico, con testa appuntita e muso aguzzo. Gli occhi sono scuri, grandi e tondi, circondati da un piccolo anello di color bianco e dotati di membrana nittitante. La bocca è grande, provvista di forti denti triangolari. Le pinne pettorali sono lunghe e strette, le altre pinne corte e appuntite. La coda è formata da due lobi, il superiore è lungo 4 volte l’inferiore.
La colorazione è caratteristica: il dorso è di color blu indaco, quasi brillante, i fianchi e la coda sono blu-grigi, mentre il ventre è di un bianco molto marcato.

E’ uno squalo diffuso in tutti i mari temperati, tropicali e subtropicali, sia in acque costiere che distanti dalla costa. Effettua migrazioni verso le acque più fredde in estate. Era comune nel Mar Mediterraneo, soprattutto in Adriatico, oggi è a rischio di estinzione come quasi tutte le specie di squali.

La verdesca è considerato uno squalo potenzialmente pericoloso per l’uomo, anche se nelle “classifiche degli squali pericolosi” risulta tra gli ultimi posti. E’ la curiosità di questo pesce, verso ciò che accade intorno a lui, che può farlo avvicinare e creare situazioni rischiose, anche se gli attacchi non provocati sono rari. Sembra che questa specie sia più docile e calma durante il giorno, mentre nel tardo pomeriggio, quando in acqua diminuisce la luminosità, diventa più curiosa e tenace, avvicinandosi anche alle coste. Si tratta comunque di uno squalo molto prudente, che prima di attaccare aggira la preda con circospezione.

L’accoppiamento è cruento: il maschio morde ripetutamente la femmina. Da alcuni studi sembra che esso non possa portare a termine l’accoppiamento senza questo pericoloso rituale. L’evoluzione ha portato quindi la femmina ad avere sul dorso la pelle spessa 3 volte quella del maschio.

La verdesca è vivipara placentata e la gestazione dura tra i 9 e i 12 mesi. Al momento del parto i piccoli possono andare da un numero di 4 fino a 135 (anche se in media sono 50-60) con una lunghezza di 35-50 cm. Il numero dei piccoli cresce in base alle dimensioni della femmina che li partorisce. Gli esemplari entrano in età riproduttiva a 4-6 anni di vita.

La verdesca è capace di raggiungere elevate velocità in acqua ma normalmente si muove con andatura molto ridotta, minore di 2 km/h, e non ama nemmeno cacciare prede particolarmente veloci. Si riunisce in grande numero quando ci sono grandi quantità di cibo a disposizione, come carcasse galleggianti di balene e resti di mammiferi marini, mentre durante gli altri momenti della sua vita è un animale piuttosto solitario.
La sua dieta consiste inoltre di: cefalopodi (seppie e calamari), piccoli pesci (anche di fondale),pesce azzurro, invertebrati, uova di pesce pelagico ed uccelli marini. 

A sua volta è predato dallo squalo bianco, dallo squalo mako e soprattutto dall’uomo: la verdesca è lo squalo maggiormente sottoposto alla pressione della pesca commerciale, ogni anno, infatti, circa 20 milioni di esemplari vengono catturati ed uccisi. Il motivo principale delle catture è legato all’utilizzo delle pinne per realizzare la “zuppa di pinne di squalo” molto richiesta dal mercato asiatico. Non bisogna dimenticare che la Food and Drug Administration degli Stati Uniti ha inserito la carne di squalo tra gli alimenti che bambini e donne incinte dovrebbero evitare di mangiare, a causa dei rischi di intossicazione da mercurio ed altri metalli pesanti.

Il suo fegato è utilizzato per estrarre olio mentre la sua pelle per l’abbigliamento.

Per la conservazione della specie, lo stato è considerato “prossimo alla minaccia”.


Squalo Palombo (Mustelus mustelus)


Nome Scientifico: Mustelus mustelus

Famiglia: Triakidae

Ordine: Carcharhiniformes 

Classe: Chondrichthyes

Sottoclasse: Elasmobranchii

Stato di conservazione:Vulnerabile

Squalo appartenente alla famiglia dei Triachidi, il Palombo è un piccolo squalo che raggiunge lunghezze sopra ai due metri.

Ha un corpo affusolato, una grande pinna caudale sul dorso, cinque fessure branchiali, la pelle liscia ed una colorazione di solito uniforme grigia o grigio-bruna sul dorso e bianca sul ventre. Esiste solo una tipologia di palombo che presenta delle chiazze sul corpo più o meno scure ed è quella del palombo stellato (Mustelus asterias).

È viviparoe gli embrioni hanno una placenta vitellina.

E’ uno squalo innocuo per l’uomo, anzi è molto socievole.  

Il palombo è un pesce diffuso in tutto il Mediterraneo, nel Mare del Nord e nell’Oceano Atlantico orientale, sulle coste che vanno dall’Irlanda alle isole Azzorre. Predilige i fondali fangosi e arenosi e nuota a medie profondità, fino a 600 m. Si nutre principalmente di crostacei, cefalopodi e aringhe.

La pesca al palombo è effettuata con reti a strascico, con palancari e con tremagli. La maggior parte delle catture avviene in Sicilia. Il suo stato di conservazione è stato dichiarato vulnerabile secondo la lista rossa delle specie minacciate dello IUCN. È reperibile durante tutto l’anno.

Le carni del palombo sono molto apprezzate. Tra tutti gli squaliformi è senza dubbio il più gustoso e spesso accade che altri pesci di specie simili, per esempio lo smeriglio, vengano spacciati per palombo, cosa assai semplice da realizzare visto che il palombo viene immesso sul mercato già a fette.
Bisogna imparare a riconoscerlo dal fatto che è totalmente privo di lische ed ha una colonna vertebrale a forma di croce con bracci frastagliati. Ovviamente non tutti i pescivendoli hanno questa tendenza a voler ‘fregare’ i clienti e non è escluso che lo si trovi in vendita intero.

In alcune preparazioni, il palombo può essere usato per sostituire il più pregiato e costoso pesce spada.

Nei paesi mediterranei, la maggior parte degli squali è messa in commercio sotto nomi scorretti, solitamente come palombo. In alcuni paesi, ad esempio in Italia, questa situazione sta cambiando grazie a nuovi regolamenti del commercio ittico. Tuttavia, la parola “squalo” non viene quasi mai utilizzata e la maggioranza degli acquirenti continua a consumare carne di squalo senza in realtà sapere cosa stia mangiando.


Lo Squalo Smeriglio (Lamna Nasus)


Nome Scientifico: Lamna Nasus

Famiglia: Lamnidae

Ordine: Lamniformes

Classe: Chondrichthyes

Sottoclasse: Elasmobranchii

Stato di conservazione:Vulnerabile

Conosciuto anche con il nome di “vitella di mare”, lo smeriglio con i suoi 3.6 metri, è lo squalo più piccolo dei Lamnidi.

E’ un nuotatore molto efficace, che preferisce acque abbastanza fredde, in genere sotto i 18° C. E’ distribuito un po’ ovunque, non solo nei mari più disparati, ma anche lungo la colonna d’acqua, lo si può incontrare in superficie e poi giù fino a profondità oltre i 370 metri. Predatore molto attivo, ha denti piccoli e appuntiti, di cui si serve per catturare un’ampia varietà di prede, in particolare pesci come sgombri, sardine, merluzzi, calamari ma anche altri squali come gattucci e cagnesche.

In Adriatico è presente, anche se difficilmente possiamo considerarlo comune. In effetti le catture di smeriglio sono abbastanza rare.

Sulle coste italiane dell’Adriatico si contano poco più di una dozzina fra catture e avvistamenti negli ultimi anni (dal 2000 in poi). Si tratta di esemplari di dimensioni in media attorno ai 160 cm, con un esemplare molto piccolo di sesso femminile catturato a San Benedetto del Tronto nel luglio del 2001 che misurava solo 91 cm. Uno più grande invece, stimato attorno ai 2,5 m è stato catturato e filmato nel dicembre del 2001 a Pescara. Da rimarcare i tre esemplari catturati a Cesenatico nel luglio del 2001 e identificati al… mercato ittico di Milano,e la cattura nell’estate del 2000 di un maschio di 152 cm, tuttora conservato in formalina presso il Laboratorio di biologia marina di Fano.

Caratteristico è il fatto che, per riuscire a respirare, deve nuotare costantemente.

Possiede un corpo molto tozzo e panciuto, con muso appiattito, dotato di denti a pugnale molto acuminati, con una grande cuspide centrale e due piccole laterali, senza bordo seghettato. Il colore è nero ardesia sul dorso e bianco sul ventre.

Pesce a sangue caldo, grazie alla sua capacità di convertire la forza muscolare, l’attività fisica, in calore, riscalda il sangue, ottenendo una temperatura anche di una decina di gradi superiore a quella dell’ambiente esterno.

E’ considerato uno squalo pericoloso per l’uomo.

In Europa, la carne di smeriglio è tra le carni di squalo più preziose, soprattutto in Francia; la carne di spinarolo è più diffusa, riscontrata regolarmente nelle botteghe britanniche di “fish & chips”.

In Italia lo smeriglio si trova in commercio quasi sempre congelato o essiccato poiché viene pescato principalmente nei mari del nord. Viene venduto solitamente a tranci e le sue carni sono tenere di discreto sapore, molto più simile alla carne bianca che al pesce.

La popolazione di smerigli del Mediterraneo, nella Lista Rossa della IUCN delle specie in pericolo, è stata catalogata, nel 2005, come Critically Endangered, cioè seriamente in pericolo. Viene classificato come vulnerabile a livello mondiale, ma è a rischio critico di estinzione nel nord-est e in via di estinzione nel nord-ovest dell’Atlantico.

fonte: scienze naturali

20 Cose Che Potreste Non Sapere Dei Grandi Squali Bianchi!


Via BushWarriors

Presentato inizialmente il 19 Gennaio 2011.

I Grandi Squali Bianchi (Carcharodon Carcharias) sono alcune delle creature più interessanti del nostro pianeta. Sono temuti da molti, ma, perlopiù sono incompresi e sono stati villanizzati dai media e dalle industrie di intrattenimento.

Purtroppo, in questo momento, il nostro pianteta sta affrontando la definitiva perdita di questa magnifica specie. Nonostante le centinaia di milioni di dollari che generano ogni anno in tutto il mondo attraverso l’ecoturismo, il sovrasfruttamento ha scaraventato questi squali verso un futuro molto incerto. L’uomo è la minaccia principale per la loro esistenza. Questi predatori apicali meritano il massimo rispetto, ragion per cui vi forniamo 20 fatti su di loro che potreste non sapere! Potete utilizzare questi dati per aiutare altre persone a vedere questi animali con rispetto invece che con paura.

1) Il Grande Squalo Bianco è il pesce predatore più grande del pianeta ed è tra i predatori più efficienti del mondo. Uno studio effettuato a False Bay, Sud Africa, ha rivelato che i grandi squali bianchi sono i migliori predatori i condizioni di luce scarsa dell’alba, con un tasso di successo pari al 55%. Nel tardo mattino, il tasso cala al 40% e l’attività predatoria cessa fino al tramonto. In media, i ricercatori hanno scoperto che gli squali catturano senza problemi le loro prede nel 47% dei casi e che alcuni squali, che pare abbiano appreso il complesso comportamento predatorio, abbiano un tasso di successo pari all’80%.

2) Questa specie possiede il corpo più caldo di tutti gli squali. Sono animali endotermici, ovvero sono in grado di controllare la temperatura corporea in diverse zone attraverso meccanismi interni. I grandi squali bianchi hanno specializzato il loro adattamento circolatorio, rete mirabile, che permette loro di conservare il loro calore metabolico che la maggior parte degli squali perde a causa della temperatura dell’acqua circostante. Questa caratteristica consente alla specie di mantenere i loro tessuti muscolari ad una temperatura tra i 4 e 5 C° superiori alla temperatura dell’acqua circostante e il loro stomaco dai 7 ai 14 C° superiori a quelli dell’acqua. Ciò accelera il tasso di digestione e l’assorbimento del cibo, permette di aumentare la velocità e la forza di contrazione muscolare e consente loro di estendere la loro portata in acqua molto fredda.

3) I Grandi Squali Bianchi hanno circa 300 denti disposti in 7 file. I loro denti e le loro mascelle, sfortunatamente, sono altamente valutati come souvenirs in diverse parti del mondo. Molti vengono uccisi solamente per queste parti.


4)
In media, i grandi squali bianchi hanno una lunghezza che va dai 3.7 ai 4.9 metri per un peso tra i 680 e 1111 kg. Gli esemplari più grandi finora individuati hanno una lunghezza di almeno 6.1 metri e un peso di oltre 1.240 kg. Comunque, gli scienziati ritengono che questi squali possono raggiungere i 7.1 metri per un peso di 2.300 kg. Le femmine sono generalmente più grandi degli esemplari maschi. In termini di lunghezza, sembra che gli esemplari della California siano più grandi rispetto ad altri di altre regioni.

5) L’olfatto è il senso più acuto di questo squalo. Essi hanno il bulbo olfattivo più grande di tutte le altre specie di squalo and sono in grado di inviduare sostanze una parte per un miliardo di parti di acqua! Hanno anche un discreto udito, con orecchi esterni (molto difficili da vedere) che consistono in due piccole aperture dietro e sopra gli occhi. Comunque, il loro udito è differente dal nostro, rispondono alle vibrazioni in contrasto con i suoni, rispetto a come li percepiamo noi. I grandi bianchi hanno una vista eccezionale per essere squali, e i loro occhi sono divisi in due parti, una adattata alla visione diurna ed una per le condizioni di visibilità scarsa e notturna.

6) I Grandi bianchi hanno una pelle relativamente liscia rispetto alle molte altre specie di squali.

7) Questa specie può consevare un sacco di cibo. Una quantità fino al 10% della loro massa corporea può essere conservata in un singolo lobo del suo stomaco! Ciò consente al predatore di rimpinzarsi quando si presenta l’opportunità, considerando che i grandi bianchi siano “mangiatori opportunisti”.

8 ) Secondo gli scienziati, uno squalo bianco di oltre 4.5 metri che consuma 29.5 kg di grasso di balena, può restare un mese e mezzo senza mangiare, perchè il grasso contiene più calorie che proteine. Ad ogni modo, dicono anche che questi squali tendono a nutrirsi in maniera più moderata.

9) Molto poco in realtà si sa riguardo alla riproduzione di questa specie. Comunque, sappiamo che essi sono ovovivipari, cioè le uova schiudono e si sviluppano all’interno dell’utero prima di venire alla vita.  Nell’utero, i piccoli si nutrono di embrioni fertilizzati (un fenomeno noto come ovofagia). Possono anche ingoiare i denti quando li perdono, e alcuni credono che ciò possa avvenire per riutilizzare il calcio ed altri minerali. Il periodo di gestazione del grande squalo bianco ancora non è chiaro, ma si crede che sia lungo e che la sopravvivenza dei giovani sia bassa.

10) Gli scienziati credono che ora esistano al mondo soltanto 3.500 esemplari! La IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) li considera vulnerabili nella sua lista, con la grande minaccia della pesca eccessiva e del finning. Questa specie rientra nelle liste di protezione della CITES, ma continua ad essere sovrapescata. Circa 73 milioni di squali vengono sterminati ogni anno solo per le pinne.

11) Gli squali bianchi hanno una “contro-ombreggiatura”. La parte superiore del loro corpo tende ad essere scura, solitamente grigio o anche marroncino, mentre la parte inferiore è bianca. Il beneficio di questa colorazione è che sono meno visibili quando visti sia dall’alto che dal basso.

12) Mentre non è proprio chiaro quanto a lungo viva un grande bianco, sappiamo per certo che vivono almeno 14 anni e probabilmente anche più a lungo. I ricercatori credono che i maschi raggiungano la maturità sessuale intorno agli 8-10 anni o a circa 3.8 metri, mentre le femmine si ritiene che maturino tra i 12 e 16 anni o a circa 4.5-5 metri. A quel punto, si crede che probabilmente si riproducano ogni 2-3 anni. La loro lunga attività riproduttiva li rende particolarmente ed eccezionalmente vulnerabili alla pesca eccessiva che sfida notevolmente l’abilità riproduttiva nel compensare le nuove vite con le significative perdite.

13) Il fossile più antico conosciuto risale a 16 milioni di anni fa.

14) I grandi  bianchi, tipicamente, approcciano la loro preda con un attacco a sorpresa dal basso, infliggendo un morso profonda e fatale.  Esistono molte ipotesi riguardo alle abitudini alimentari del grande bianco. Una è chiamata  teoria “mordi, sputa e aspetta”, un comportamento sviluppato in tre parti che implica:

1. afferrare la preda con un solo morso potente e rilasciarla intatta;

2. attendere fino a che la preda cade immobile in stato di shock or muore dissanguata;

3. tornare a nutrirsi dell’animale morto o morente.

Alcuni ricercatori dicono che gli squali rilasciano la loro preda in risposta al loro comportamento di difesa.  Altri credono che gli squali valutino l’appetibilità della preda mentre è nella loro bocca. In più, molti pensano che i grandi bianchi preferiscano prede con grande quantità di grasso, come i mammiferi marini.

15) I giovani bianchi tendono a predare esemplari giovani, come ad esempio pesci che vivono sul fondo, piccoli squali e razze. Man mano che diventano adulti, iniziano a preferire animali più grandi, pesci più grandi, cetacei (balene e delfini), pinnipedi (foche e leoni marini), lontre, tartarughe marine e anche uccelli marini. Frugano anche tra le carcasse delle balene, a volte in maniera frenetica con molti altri squali.

16) Questi grandi predatori possono raggiungere velocità superiori a 24 km orari.

17) I Grandi Squali Bianchi sono presenti in tutto il globo, preferendo la superficie con temperature tra i 15 e 22 C°. Comunque, sono conosciuti  per il fatto che si possono trovare  in acque con temperature tanto basse quanto 7C° che alte come 27C°, ma probabilmente non riescono a sostenere temperature sotto i 4C°. Si trovano maggiormente in acque costiere e al largo verso piattaforme continentali e insulari, possono essere anche osservati intorno ad isole oceaniche, specialmente dove è forte la presenza di pinnipedi (foche e leoni marini). Questa specie di squalo è stata osservata a profondità di 1.875 metri al di sotto della superficie.

18.) Questi squali non stanno bene in cattività e non sopravvivono a lungo in tali condizioni. Alcuni possono essere portare in cattività se sono malati o feriti, ma generalmente vengono liberati molto velocemente. Far sì che si nutrano è una sfida maggiore e difficilmente si adattano ad un contesto non naturale. Spesso sbattono contro le pareti delle vasche, hanno problemi di orientamento e molti hanno reazioni negative a mimini impulsi elettromagnetici. Prima del 1981, nessun esemplare era riuscito a sopravvivere oltre 11 giorni in cattività. Da allora, un giovane maschio fu tenuto in cattività per 162 giorni all’acquario di Monterey Bay prima di essere definitivamente liberato.

19) I Grandi Squali Bianchi comunicano tra di loro con il linguaggio del corpo, solitamente quando proteggono il loro cibo. Sono stati osservati comportamenti per eludere altri esemplari come il “tail slap”, schiaffo con la coda, (utilizzando la loro pinna caudale per schiaffeggiare la superficie dell’acqua in direzione dello squalo che reca offesa), il “tilting behavior”, comportamento oscillatorio, (rotolando su entrambi i lati con colpi di coda esagerati in un’unica direzione) e il “pattern breaching”, breach schematizzato (spingendosi fuori dall’acqua e cadendo violentemente sul ventre), che funge da violento tail slap.

20) Questi grandi pesci sono migratory e sono conosciuti per percorrere grandi distanze in tutto il globo. Nel 2005, i ricercatori hanno scoperto che uno degli animali taggati, loro oggetto di studio, ha percorso una distanza enorme, oltre 19.300 km, dal Sud Africa all’Australia e viceversa! Il primo ciclo dei suoi 99 giorni fu osservato utilizzando un sistema GPS. Sei mesi più tardi, “Nicole” fu rivista in Sud Africa, identificata per mezzo di foto.

Traduzione di Manuela Gargiulo

Lo Spinarolo (Squalus acanthias)


Nome Scientifico: Squalus acanthias

Famiglia: Squalidae

Ordine: Squaliformes

Classe: Chondrichthyes

Sottoclasse: Elasmobranchii

Stato di conservazione:Vulnerabile

Conosciuto comunemente come Spinarolo è un pesce d’acqua salata appartenente alla famiglia Squalidae.

E’ una specie diffusa nelle zone costiere dei mari temperati, predilige zone con fondali sabbiosi o fangosi.

Deve il suo nome alle pinne dorsali, le quali presentano spine in grado di infliggere dolorose ferite. La pinna caudaleè caratterizzata da una chiglia laterale e da una fossetta dorsale. È uno squalo dal corpo affsolato, caratterizzato da un muso stretto e appuntito. Di colore bruno o grigio sul dorso, presenta delle macchie bianche distintive ventralmente. Gli occhi sono ben sviluppati e dalla forma ellittica.

La bocca è larga e i denti delle due mascelle sono piuttosto simili. Le dimensioni medie oscillano tra un metro ed un massimo di un metro e sessanta, con un peso, per gli esemplari adulti, che va oltre ai 9 kg.

Lo Spinarolo è una specie ovovivipara (vivipara aplacentata), cioè gli embrioni si sviluppano nell'”utero” della madre all’interno di capsule sferiche piene di vitello (sacco vitellino) in cui questi si muovono liberamente. La femmina partorisce piccoli già formati dopo una lunga gestazione di circa due anni.

Si nutre prevalentemente di crostacei, anemoni di mare e altri pesci. Si muove spesso in branchi composti di esemplari di un solo sesso.

E’ un nuotatore lento ed è potenzialmente pericoloso per l’uomo grazie alle ghiandole velenifere che possiede alla base delle pinne spinose; tuttavia non rappresenta una minaccia letale.

Le sue carni sono considerate eccellenti e molto apprezzate dai consumatori. Viene commercializzato sia fresco che congelato, solitamente già in tranci. In Italia vengono spesso commercializzati come spinarolo o palombo (Mustelus mustelus) anche specie come la verdesca (Prionace glauca), il malo pinna corta (Isurus oxyrinchus) e lo smeriglio (Lamna nasus) che hanno qualità delle carmi anche superiori. La frode, in questo caso, si concretizza nel momento in cui gli esemplari vengono esposti sui banchi delle pescherie, già in tranci.

Il riconoscimento non presenta particolari difficoltà: infatti, in genere, è sufficiente osservare il diametro delle fette per distinguere i piccoli palombi, ad esempio, dai grandi squali. E’ bene osservare anche il colore delle carni, poichè, dopo la morte, quello dello spinarolo e quello del palombo, si mantiene solitamente chiaro, grigio o grigio-marrone, mentre quello delle altre specie descritte tende più al grigio-nero, divendo quindi assai scuro.

A volte, le carni dello spinarolo possono emanare un odore non proprio gradevole, infatti queste contengono urea, il cui compito è controbilanciare la perdita di fluidi dovuti ad un processo di osmosi. Dopo la morte, i processi di decomposizione trasformano l’urea in ammoniaca, che causa il cattivo odore.

Si pesca tutto l’anno per mezzo di reeti a strascico e volante, e palangari da fondo. Non esiste una normativa specifica riguardante la taglia minima di cattura. L’Italia, con oltre 1.000 tonnellate all’anno è uno dei paesi del Mediterraneo più attivi nella cattura di squali. La specie è considerata dalla IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) in pericolo o minacciata nell’Atlantico nord-occidentale e fortemente in pericolo nelle acque europee.

Il Gattuccio (Scyliorhinus canicula)


Nome Scientifico: Scyliorhinus canicula

Famiglia: Scyliorhinidae

Ordine: Carcharhiniformes 

Classe: Chondrichthyes

Sottoclasse: Elasmobranchii

Stato di conservazione: Rischio minimo

Comunemente conosciuto come gattuccio, è uno squalo appartenente alla famiglia Scyliorhinidae.

E’ un piccolo squalo che può raggiungere dimensioni massime di 80 cm, ma è frequente intorno ai 30-40 cm. La forma, rispetto agli altri squaliformi, è più tondeggiante e meno affusolata. La pelle si presenta molto ruvida, di vario colore, dal grigio rossastro al bruno più o meno scuro, con macchie chiare e scure. Le pinne sono tondeggianti. La bocca è arcuata e munita i numerosi denti. Il corpo è allungato, con testa appuntita, occhi dal taglio allungato e lungo peduncolo caudale. Le pinne dorsali sono arretrate, la coda è formata da due lobi, quello superiore più sviluppato dell’inferiore.

E’ una specie molto diffusa nel Mar Mediterraneo. Abita fondali sassosi, sabbiosi e coralini, specie se ricchi di gorgonie.

Si ciba di crostacei, polpi e molluschi, che caccia nei fondali, ma non disdegna piccoli pesci. Il gattuccio è una specie ovipara: la femmina, dopo essere stata fecondata dal maschio, depone tra i rami delle gorgonie alcuni astucci ovarici dalla forma tipica (i borsellini della sirena) dove l’embrione si sviluppa autonomamente. I piccoli gattucci escono dall’uovo dopo un periodo medio di circa 5 mesi, a seconda della temperatura delle acque.

È una specie ampiamente pescata e commercializzata in tutta Europa; in Italia è apprezzato soprattutto lungo le coste adriatiche. Si pesca con le reti a strascico e con i palamiti.

LO SQUALO MAKO (Isurus oxyrinchus)


Nome Scientifico: Isurus Oxyrinchus

Famiglia: Lamnidae

Ordine: Lamniformes

Classe: Chondrichthyes

Sottoclasse: Elasmobranchii

Stato di conservazione: Vulnerabile

Lo squalo Mako è uno squalo appartenente alla famiglia Lamnidae. Vive in acque tropicali e subtropicali. E’ presente nel Mar Mediterraneo, anche se raramente e lontano dalla riva.

E’ uno squalo piuttosto aggressivo ed è una delle poche specie che, come il Grande Squalo Bianco (Carcharodon Carcharias) o lo squalo pinna nera del reef (Carcharhinus melanopterus), sono in grado di effettuare il breach, ovvero saltare fuori dall’acqua anche ben oltre la lunghezza del proprio corpo: nel caso specifico, il mako può elevarsi, balzando persino a 6 metri d’altezza dalla superficie.

E’ lo squalo più aerodinamico. Dal corpo fusiforme, col muso lungo e appuntito, gli occhi sono grandi, tondi, neri e privi di membrana nittitante.

Coda simmetrica per un’andatura bilanciata; pinne pettorali piccole per diminuire l’attrito; pinna dorsale rigida per stabilizzare l’assetto; corpo cilindrico con scanalature per una andatura filante; naso appuntito per fendere meglio l’acqua; fessure branchiali più ampie per trattenere più ossigeno; sangue caldo per sprigionare maggiore potenza e aumentare la resistenza.

Il colore nella parte superiore varia dal grigio ardesia scuro al grigio azzurro, dopo una zona di separazione marcata del colore, ventralmente diventa bianco candido.

La riproduzione è ovovivipara (vivipara aplacentata) e gli embrioni si nutrono del sacco vitellino e uova non fecondate della madre o di altri embrioni. Dopo una gestazione di 15-18 mesi, vengono al mondo 8-10 piccoli della misura di circa 70 cm.

Lo squalo Mako raggiunge l’età adulta e matura sessualmente

tra i 7 e i 9 anni, per una lunghezza di 201 cm nei maschi e tra 18 e 21 per una lunghezza di 287 cm nelle femmine. In media lo squalo mako ha una longevità di circa 29-32 anni e la lunghezza massima risulta essere 296 cm nei maschi e 394 cm nelle femmine.

Aggressivo, imprevedibile negli attacchi, sfrutta la sua accelerazione bruciante per catturare prede veloci come tonni e pesce azzurro.

E’ stato visto attaccare pesci molto più grandi rispetto a lui, come marlin e pesce spada.

Potenzialmente, è considerato uno squalo molto pericoloso per l’uomo, specie se arpionato.

Lo squalo mako è oggetto di pesca sportiva e commerciale per utilizzarne le carni, considerate pregiate.

Per la conservazione della specie, lo stato è considerato “vulnerabile”.


CON GLI SQUALI BIANCHI IN SUD AFRICA – Spedizione scientifica “Sulle Orme del Grande Squalo Bianco” 2/12 aprile 2011


Tutto ebbe inizio nel lontano 1989, quando per la prima volta vidi il film Lo Squalo. Come tutti i bambini e gran parte del pubblico adulto, ne rimasi terrorizzata al punto da non entrare più in acqua. Gli squali invadevano i miei incubi e, senza un motivo reale, d’estate quando ero al mare con la mia famiglia, non abbandonavo mai la riva.
Ad un certo punto e, più precisamente verso i venti anni, decisi che uno stupido film non poteva condizionare il mio amore per il mare e pian piano mi resi conto che quegli animali, che avevano tanto influenzato le mie estati infantili e dell’adolescenza, mi incuriosivano.
All’età di 24 anni iniziai ad interessarmi a questi meravigliosi pesci: il terrore divenne curiosità, la curiosità divenne amore puro, passione e dedizione alla loro conservazione e sopravvivenza. Cominciai a seguire documentari, leggere libri scientifici, a studiare il mare, le sue caratteristiche, i suoi abitanti e soprattutto i suoi squali, cercando di capirli, scoprendo che sono gli esseri perfetti!

Questa mia passione mi ha portato in Sud Africa, a Gansbaai, luogo in cui è possibile osservare e studiare il Grande squalo bianco (Carcharodon Carcharias) nel suo ambiente naturale, sia dalla barca che dalla gabbia.
Parto da sola, dalla Campania, per l’VIII spedizione di studio e ricerca “Sulle Orme del Grande Squalo Bianco”, lo scorso 2 aprile, per fare rientro il 12 dello stesso mese, con un gruppo costituito da professori universitari, ricercatori, studenti ed appassionati delle Università della Calabria e della Toscana, gruppo capitanato dal Prof. Primo Micarelli e dal Prof. Emilio Sperone, verso la realizzazione del mio sogno più grande: incontrare il Grande squalo bianco.

Esperienza adrenalinica, che aumenta quando dalla barca (della Shark Diving Unlimited di Michael Rutzen “Sharkman”, il Barracuda) avvisto il mio primo squalo bianco, una grande femmina di 4 metri. L’adrenalina raggiunge il suo culmine quando, in acqua ( freddissima, tra gli 8° e 12° C), vedo una grande femmina (un’altra) di circa 4 mt passare silenziosa davanti alla gabbia metallica, osservando me e i miei colleghi e, magari, domandandosi cosa siamo, perché noi umani, nel loro regno, siamo degli alieni. In quell’istante, ricordo che il primo pensiero è stato “Che meraviglia! Il Re dei Mari! Il Re degli Squali!” È davvero emozionante essere ad un metro, e in alcune occasioni anche meno di un metro, dal più grande ed antico predatore dei mari. Durante i sei giorni di osservazioni, raccolta dati e quant’altro utile per la ricerca scientifica, gli animali non hanno mai mostrato aggressività nei nostri confronti, soltanto curiosità, tentando, ogni volta, approcci diversi verso le esche e verso l’imbarcazione. Anche dalla gabbia gli squali erano curiosi e ci guardavano in maniera fissa e continua, avvicinandosi raramente. Solo in un paio di occasioni è capitato che uno degli animali ha morso le sbarre della gabbia perché tentava di afferrare l’esca. L’esca (che in genere consiste in tranci di tonno e olio di fegato di merluzzo), serve ad attirare gli squali e toglierla velocemente, contrariamente rispetto a ciò che può sembrare, non serve assolutamente per esasperare gli squali, ma per osservare il comportamento di ogni singolo individuo su prede passive, per incuriosirli e farli tornare intorno alla barca. In questo modo siamo riusciti ad avvistare e distinguere un numero cospicuo di esemplari, segno che comunque la zona di Dyer Island è ancora ricca di predatori, specialmente grazie alla presenza di una colonia di oltre 60.000 esemplari di otarie del capo, prede predilette dello squalo bianco.

Gli squali sono creature dal portamento nobile e dall’aspetto fiero; hanno dei comportamenti sociali da invidiare, mai, sottolineo mai, violenti. I comportamenti reali dello squalo bianco sono ben lontani da quelli che lo hanno classificato come “mangiatore di uomini” o “feroce macchina assassina”, sono invece ben studiati e durante il ciclo vitale l’animale cerca di affinare sempre di più e al meglio le sue tecniche di predazione.
Non è facile essere il Re dei Mari, soprattutto quando, a volte, le prede sanno bene come difendersi, lasciando lo squalo a digiuno per diverso tempo. Negli incontri/seminari tenuti da Michael Rutzen, abbiamo potuto capire quali sono gli atteggiamenti da assumere se dovessimo trovarci davanti ad un grande bianco e devo dire che i consigli di Mike sono stati chiari ed esaustivi, ovviamente è il solo che può parlare in base ad esperienza personale, essendo una delle tre persone al mondo autorizzate a praticare free diving con il grande squalo bianco.
Sempre Mike ci ha mostrato quali sono i segnali principali (codice di comportamento) per capire se uno squalo si sente minacciato ed è quindi in fase di attacco, ad esempio se mostra continuamente i denti superiori, contrazioni muscolari all’altezza della pinna caudale, ecc. Il modo per evitare un attacco è restare immobili, non scappare, non essere sopra lo squalo (ricordando che gli attacchi a sorpresa avvengono dal basso verso l’alto, considerato che lo squalo resta completamente invisibile) e all’occasione restare in posizione verticale così da sembrare più grandi, anche se ovviamente è difficile mantenere il sangue freddo ed assumere certi comportamenti.

Gansbaai è un luogo stupendo, i colori, gli odori, le persone, ti afferrano il cuore, la mente e l’anima. Ora, a distanza di settimane dal rientro, il cosiddetto “mal d’Africa” ancora mi pervade, ho trovato la mia vera casa!
Consiglio a tutti di fare quest’esperienza, cambia la vita e il modo di essere di ogni singolo individuo e, se riuscirete a visitare Gansbaai, beh, prenotate un’immersione in gabbia con gli squali bianchi, magari da Michael Rutzen (col quale abbiamo stretto un forte legame) e vedrete che cambierete la vostra opinione nei loro confronti, sono animali eccezionali, io ne sono innamorata persa!
Al rientro dalla spedizione scientifica “Sulle Orme del Grande Squalo Bianco”, alcune persone che temono ingiustamente queste meravigliose creature, in base al racconto della mia esperienza ed alla raccolta fotografica e video del mio viaggio/studio, si sono convinte ed hanno capito che il loro timore è ingiustificato, sono predatori all’apice della catena trofica, che vanno rispettati e protetti. Lo stesso Peter Benchley, autore del romanzo Jaws (Lo Squalo), da cui è stato poi tratto il film di Spielberg, ha dichiarato che non avrebbe mai scritto il libro se avesse saputo che gli squali non erano poi così pericolosi e cattivi, che è molto raro essere attaccati ed addirittura uccisi da uno squalo (lo squalo morde per sapere cosa ha davanti, l’attacco ha termine dopo il primo morso perché l’animale si rende conto che non siamo cibo – in acqua veniamo scambiati per otarie o tartarughe – sulla tavola da surf – le loro prede più comuni – la morte, in casi specifici, avviene per dissanguamento); dopo tutto ciò che ha scatenato il film (la mattanza), lo stesso Benchley si è prodigato per la loro salvaguardia e conservazione, immergendosi anche con alcune specie e scrivendo altri libri di stampo scientifico ed in favore degli squali.

Io, personalmente, sono per la conservazione degli squali e soprattutto degli squali bianchi. Faccio presente che di questi ultimi si contano soltanto 3.500 esemplari in tutto il globo, pochissimi. Gli squali ogni anno uccidono 5 persone (vedere le statistiche qui), ma gli attacchi non sono mai provocati. Dimentichiamo sempre che siamo noi umani ad entrare in acqua e, quindi, ad invadere il loro territorio e lo facciamo anche in modo molto irrispettoso. Per contro, l’uomo ogni anno uccide milioni di squali per vari motivi, ma per uno in particolare: la famosa zuppa di pinne di squalo (finning – brutale pratica che consiste nel tagliare le pinne agli squali e gettare il corpo in acqua, quando lo squalo è ancora vivo).
Il valore commerciale della carne di squalo non è altissimo, ma spesso, quasi sempre, viene venduto, sottoforma di tranci, come pesce spada, quindi a prezzi elevati. Al supermercato, prodotti ittici che portano nomi quali smeriglio, verdesca, vitella di mare, manzo di mare, palombo, sono tutti squali. Anche quando mangiate Fish and Chips o più semplicemente, bastoncini di pesce, è carne di squalo, solitamente di squalo smeriglio. Purtroppo, uno degli ultimi giorni a Gansbaai, rientrando al porto, mi è capitato di scattare una foto di nascosto ad un peschereccio che portava pinne di squalo ed alcune carcasse (non erano squali bianchi, lì sono protetti), Michael li ha fatti allontanare, ma purtroppo il danno era fatto.

Avete mai considerato quante persone vengono aggredite, ferite e uccise dai cani? Gli insetti, poi? Sono quelli che fanno più vittime. E quanti uomini uccidono i loro simili? Diverse specie di squali sono ormai in via di estinzione e pochissime specie rientrano nelle liste di protezione. Ma ciò che purtroppo ancora non si riesce a capire è che gli squali, essendo i predatori per eccellenza, al vertice della catena alimentare, regolano tutto ciò che è ecosistema e non solo quello marino. Non dimentichiamo che la vita ha avuto inizio in acqua e che tutte le specie viventi, uomo compreso, dipendono dall’acqua. Senza gli squali (che hanno superato oltre 400 milioni di anni di evoluzione) che regolano l’ecosistema e mantengono stabili e salutari le condizioni di vita negli oceani, non sarebbe in pericolo solo il mondo marino, ma l’intero pianeta e, ancora una volta, anche l’uomo!

Reportage di Manuela Gargiulo (Pan)