20 Cose Che Potreste Non Sapere Dei Grandi Squali Bianchi!


Via BushWarriors

Presentato inizialmente il 19 Gennaio 2011.

I Grandi Squali Bianchi (Carcharodon Carcharias) sono alcune delle creature più interessanti del nostro pianeta. Sono temuti da molti, ma, perlopiù sono incompresi e sono stati villanizzati dai media e dalle industrie di intrattenimento.

Purtroppo, in questo momento, il nostro pianteta sta affrontando la definitiva perdita di questa magnifica specie. Nonostante le centinaia di milioni di dollari che generano ogni anno in tutto il mondo attraverso l’ecoturismo, il sovrasfruttamento ha scaraventato questi squali verso un futuro molto incerto. L’uomo è la minaccia principale per la loro esistenza. Questi predatori apicali meritano il massimo rispetto, ragion per cui vi forniamo 20 fatti su di loro che potreste non sapere! Potete utilizzare questi dati per aiutare altre persone a vedere questi animali con rispetto invece che con paura.

1) Il Grande Squalo Bianco è il pesce predatore più grande del pianeta ed è tra i predatori più efficienti del mondo. Uno studio effettuato a False Bay, Sud Africa, ha rivelato che i grandi squali bianchi sono i migliori predatori i condizioni di luce scarsa dell’alba, con un tasso di successo pari al 55%. Nel tardo mattino, il tasso cala al 40% e l’attività predatoria cessa fino al tramonto. In media, i ricercatori hanno scoperto che gli squali catturano senza problemi le loro prede nel 47% dei casi e che alcuni squali, che pare abbiano appreso il complesso comportamento predatorio, abbiano un tasso di successo pari all’80%.

2) Questa specie possiede il corpo più caldo di tutti gli squali. Sono animali endotermici, ovvero sono in grado di controllare la temperatura corporea in diverse zone attraverso meccanismi interni. I grandi squali bianchi hanno specializzato il loro adattamento circolatorio, rete mirabile, che permette loro di conservare il loro calore metabolico che la maggior parte degli squali perde a causa della temperatura dell’acqua circostante. Questa caratteristica consente alla specie di mantenere i loro tessuti muscolari ad una temperatura tra i 4 e 5 C° superiori alla temperatura dell’acqua circostante e il loro stomaco dai 7 ai 14 C° superiori a quelli dell’acqua. Ciò accelera il tasso di digestione e l’assorbimento del cibo, permette di aumentare la velocità e la forza di contrazione muscolare e consente loro di estendere la loro portata in acqua molto fredda.

3) I Grandi Squali Bianchi hanno circa 300 denti disposti in 7 file. I loro denti e le loro mascelle, sfortunatamente, sono altamente valutati come souvenirs in diverse parti del mondo. Molti vengono uccisi solamente per queste parti.


4)
In media, i grandi squali bianchi hanno una lunghezza che va dai 3.7 ai 4.9 metri per un peso tra i 680 e 1111 kg. Gli esemplari più grandi finora individuati hanno una lunghezza di almeno 6.1 metri e un peso di oltre 1.240 kg. Comunque, gli scienziati ritengono che questi squali possono raggiungere i 7.1 metri per un peso di 2.300 kg. Le femmine sono generalmente più grandi degli esemplari maschi. In termini di lunghezza, sembra che gli esemplari della California siano più grandi rispetto ad altri di altre regioni.

5) L’olfatto è il senso più acuto di questo squalo. Essi hanno il bulbo olfattivo più grande di tutte le altre specie di squalo and sono in grado di inviduare sostanze una parte per un miliardo di parti di acqua! Hanno anche un discreto udito, con orecchi esterni (molto difficili da vedere) che consistono in due piccole aperture dietro e sopra gli occhi. Comunque, il loro udito è differente dal nostro, rispondono alle vibrazioni in contrasto con i suoni, rispetto a come li percepiamo noi. I grandi bianchi hanno una vista eccezionale per essere squali, e i loro occhi sono divisi in due parti, una adattata alla visione diurna ed una per le condizioni di visibilità scarsa e notturna.

6) I Grandi bianchi hanno una pelle relativamente liscia rispetto alle molte altre specie di squali.

7) Questa specie può consevare un sacco di cibo. Una quantità fino al 10% della loro massa corporea può essere conservata in un singolo lobo del suo stomaco! Ciò consente al predatore di rimpinzarsi quando si presenta l’opportunità, considerando che i grandi bianchi siano “mangiatori opportunisti”.

8 ) Secondo gli scienziati, uno squalo bianco di oltre 4.5 metri che consuma 29.5 kg di grasso di balena, può restare un mese e mezzo senza mangiare, perchè il grasso contiene più calorie che proteine. Ad ogni modo, dicono anche che questi squali tendono a nutrirsi in maniera più moderata.

9) Molto poco in realtà si sa riguardo alla riproduzione di questa specie. Comunque, sappiamo che essi sono ovovivipari, cioè le uova schiudono e si sviluppano all’interno dell’utero prima di venire alla vita.  Nell’utero, i piccoli si nutrono di embrioni fertilizzati (un fenomeno noto come ovofagia). Possono anche ingoiare i denti quando li perdono, e alcuni credono che ciò possa avvenire per riutilizzare il calcio ed altri minerali. Il periodo di gestazione del grande squalo bianco ancora non è chiaro, ma si crede che sia lungo e che la sopravvivenza dei giovani sia bassa.

10) Gli scienziati credono che ora esistano al mondo soltanto 3.500 esemplari! La IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) li considera vulnerabili nella sua lista, con la grande minaccia della pesca eccessiva e del finning. Questa specie rientra nelle liste di protezione della CITES, ma continua ad essere sovrapescata. Circa 73 milioni di squali vengono sterminati ogni anno solo per le pinne.

11) Gli squali bianchi hanno una “contro-ombreggiatura”. La parte superiore del loro corpo tende ad essere scura, solitamente grigio o anche marroncino, mentre la parte inferiore è bianca. Il beneficio di questa colorazione è che sono meno visibili quando visti sia dall’alto che dal basso.

12) Mentre non è proprio chiaro quanto a lungo viva un grande bianco, sappiamo per certo che vivono almeno 14 anni e probabilmente anche più a lungo. I ricercatori credono che i maschi raggiungano la maturità sessuale intorno agli 8-10 anni o a circa 3.8 metri, mentre le femmine si ritiene che maturino tra i 12 e 16 anni o a circa 4.5-5 metri. A quel punto, si crede che probabilmente si riproducano ogni 2-3 anni. La loro lunga attività riproduttiva li rende particolarmente ed eccezionalmente vulnerabili alla pesca eccessiva che sfida notevolmente l’abilità riproduttiva nel compensare le nuove vite con le significative perdite.

13) Il fossile più antico conosciuto risale a 16 milioni di anni fa.

14) I grandi  bianchi, tipicamente, approcciano la loro preda con un attacco a sorpresa dal basso, infliggendo un morso profonda e fatale.  Esistono molte ipotesi riguardo alle abitudini alimentari del grande bianco. Una è chiamata  teoria “mordi, sputa e aspetta”, un comportamento sviluppato in tre parti che implica:

1. afferrare la preda con un solo morso potente e rilasciarla intatta;

2. attendere fino a che la preda cade immobile in stato di shock or muore dissanguata;

3. tornare a nutrirsi dell’animale morto o morente.

Alcuni ricercatori dicono che gli squali rilasciano la loro preda in risposta al loro comportamento di difesa.  Altri credono che gli squali valutino l’appetibilità della preda mentre è nella loro bocca. In più, molti pensano che i grandi bianchi preferiscano prede con grande quantità di grasso, come i mammiferi marini.

15) I giovani bianchi tendono a predare esemplari giovani, come ad esempio pesci che vivono sul fondo, piccoli squali e razze. Man mano che diventano adulti, iniziano a preferire animali più grandi, pesci più grandi, cetacei (balene e delfini), pinnipedi (foche e leoni marini), lontre, tartarughe marine e anche uccelli marini. Frugano anche tra le carcasse delle balene, a volte in maniera frenetica con molti altri squali.

16) Questi grandi predatori possono raggiungere velocità superiori a 24 km orari.

17) I Grandi Squali Bianchi sono presenti in tutto il globo, preferendo la superficie con temperature tra i 15 e 22 C°. Comunque, sono conosciuti  per il fatto che si possono trovare  in acque con temperature tanto basse quanto 7C° che alte come 27C°, ma probabilmente non riescono a sostenere temperature sotto i 4C°. Si trovano maggiormente in acque costiere e al largo verso piattaforme continentali e insulari, possono essere anche osservati intorno ad isole oceaniche, specialmente dove è forte la presenza di pinnipedi (foche e leoni marini). Questa specie di squalo è stata osservata a profondità di 1.875 metri al di sotto della superficie.

18.) Questi squali non stanno bene in cattività e non sopravvivono a lungo in tali condizioni. Alcuni possono essere portare in cattività se sono malati o feriti, ma generalmente vengono liberati molto velocemente. Far sì che si nutrano è una sfida maggiore e difficilmente si adattano ad un contesto non naturale. Spesso sbattono contro le pareti delle vasche, hanno problemi di orientamento e molti hanno reazioni negative a mimini impulsi elettromagnetici. Prima del 1981, nessun esemplare era riuscito a sopravvivere oltre 11 giorni in cattività. Da allora, un giovane maschio fu tenuto in cattività per 162 giorni all’acquario di Monterey Bay prima di essere definitivamente liberato.

19) I Grandi Squali Bianchi comunicano tra di loro con il linguaggio del corpo, solitamente quando proteggono il loro cibo. Sono stati osservati comportamenti per eludere altri esemplari come il “tail slap”, schiaffo con la coda, (utilizzando la loro pinna caudale per schiaffeggiare la superficie dell’acqua in direzione dello squalo che reca offesa), il “tilting behavior”, comportamento oscillatorio, (rotolando su entrambi i lati con colpi di coda esagerati in un’unica direzione) e il “pattern breaching”, breach schematizzato (spingendosi fuori dall’acqua e cadendo violentemente sul ventre), che funge da violento tail slap.

20) Questi grandi pesci sono migratory e sono conosciuti per percorrere grandi distanze in tutto il globo. Nel 2005, i ricercatori hanno scoperto che uno degli animali taggati, loro oggetto di studio, ha percorso una distanza enorme, oltre 19.300 km, dal Sud Africa all’Australia e viceversa! Il primo ciclo dei suoi 99 giorni fu osservato utilizzando un sistema GPS. Sei mesi più tardi, “Nicole” fu rivista in Sud Africa, identificata per mezzo di foto.

Traduzione di Manuela Gargiulo

CON GLI SQUALI BIANCHI IN SUD AFRICA – Spedizione scientifica “Sulle Orme del Grande Squalo Bianco” 2/12 aprile 2011


Tutto ebbe inizio nel lontano 1989, quando per la prima volta vidi il film Lo Squalo. Come tutti i bambini e gran parte del pubblico adulto, ne rimasi terrorizzata al punto da non entrare più in acqua. Gli squali invadevano i miei incubi e, senza un motivo reale, d’estate quando ero al mare con la mia famiglia, non abbandonavo mai la riva.
Ad un certo punto e, più precisamente verso i venti anni, decisi che uno stupido film non poteva condizionare il mio amore per il mare e pian piano mi resi conto che quegli animali, che avevano tanto influenzato le mie estati infantili e dell’adolescenza, mi incuriosivano.
All’età di 24 anni iniziai ad interessarmi a questi meravigliosi pesci: il terrore divenne curiosità, la curiosità divenne amore puro, passione e dedizione alla loro conservazione e sopravvivenza. Cominciai a seguire documentari, leggere libri scientifici, a studiare il mare, le sue caratteristiche, i suoi abitanti e soprattutto i suoi squali, cercando di capirli, scoprendo che sono gli esseri perfetti!

Questa mia passione mi ha portato in Sud Africa, a Gansbaai, luogo in cui è possibile osservare e studiare il Grande squalo bianco (Carcharodon Carcharias) nel suo ambiente naturale, sia dalla barca che dalla gabbia.
Parto da sola, dalla Campania, per l’VIII spedizione di studio e ricerca “Sulle Orme del Grande Squalo Bianco”, lo scorso 2 aprile, per fare rientro il 12 dello stesso mese, con un gruppo costituito da professori universitari, ricercatori, studenti ed appassionati delle Università della Calabria e della Toscana, gruppo capitanato dal Prof. Primo Micarelli e dal Prof. Emilio Sperone, verso la realizzazione del mio sogno più grande: incontrare il Grande squalo bianco.

Esperienza adrenalinica, che aumenta quando dalla barca (della Shark Diving Unlimited di Michael Rutzen “Sharkman”, il Barracuda) avvisto il mio primo squalo bianco, una grande femmina di 4 metri. L’adrenalina raggiunge il suo culmine quando, in acqua ( freddissima, tra gli 8° e 12° C), vedo una grande femmina (un’altra) di circa 4 mt passare silenziosa davanti alla gabbia metallica, osservando me e i miei colleghi e, magari, domandandosi cosa siamo, perché noi umani, nel loro regno, siamo degli alieni. In quell’istante, ricordo che il primo pensiero è stato “Che meraviglia! Il Re dei Mari! Il Re degli Squali!” È davvero emozionante essere ad un metro, e in alcune occasioni anche meno di un metro, dal più grande ed antico predatore dei mari. Durante i sei giorni di osservazioni, raccolta dati e quant’altro utile per la ricerca scientifica, gli animali non hanno mai mostrato aggressività nei nostri confronti, soltanto curiosità, tentando, ogni volta, approcci diversi verso le esche e verso l’imbarcazione. Anche dalla gabbia gli squali erano curiosi e ci guardavano in maniera fissa e continua, avvicinandosi raramente. Solo in un paio di occasioni è capitato che uno degli animali ha morso le sbarre della gabbia perché tentava di afferrare l’esca. L’esca (che in genere consiste in tranci di tonno e olio di fegato di merluzzo), serve ad attirare gli squali e toglierla velocemente, contrariamente rispetto a ciò che può sembrare, non serve assolutamente per esasperare gli squali, ma per osservare il comportamento di ogni singolo individuo su prede passive, per incuriosirli e farli tornare intorno alla barca. In questo modo siamo riusciti ad avvistare e distinguere un numero cospicuo di esemplari, segno che comunque la zona di Dyer Island è ancora ricca di predatori, specialmente grazie alla presenza di una colonia di oltre 60.000 esemplari di otarie del capo, prede predilette dello squalo bianco.

Gli squali sono creature dal portamento nobile e dall’aspetto fiero; hanno dei comportamenti sociali da invidiare, mai, sottolineo mai, violenti. I comportamenti reali dello squalo bianco sono ben lontani da quelli che lo hanno classificato come “mangiatore di uomini” o “feroce macchina assassina”, sono invece ben studiati e durante il ciclo vitale l’animale cerca di affinare sempre di più e al meglio le sue tecniche di predazione.
Non è facile essere il Re dei Mari, soprattutto quando, a volte, le prede sanno bene come difendersi, lasciando lo squalo a digiuno per diverso tempo. Negli incontri/seminari tenuti da Michael Rutzen, abbiamo potuto capire quali sono gli atteggiamenti da assumere se dovessimo trovarci davanti ad un grande bianco e devo dire che i consigli di Mike sono stati chiari ed esaustivi, ovviamente è il solo che può parlare in base ad esperienza personale, essendo una delle tre persone al mondo autorizzate a praticare free diving con il grande squalo bianco.
Sempre Mike ci ha mostrato quali sono i segnali principali (codice di comportamento) per capire se uno squalo si sente minacciato ed è quindi in fase di attacco, ad esempio se mostra continuamente i denti superiori, contrazioni muscolari all’altezza della pinna caudale, ecc. Il modo per evitare un attacco è restare immobili, non scappare, non essere sopra lo squalo (ricordando che gli attacchi a sorpresa avvengono dal basso verso l’alto, considerato che lo squalo resta completamente invisibile) e all’occasione restare in posizione verticale così da sembrare più grandi, anche se ovviamente è difficile mantenere il sangue freddo ed assumere certi comportamenti.

Gansbaai è un luogo stupendo, i colori, gli odori, le persone, ti afferrano il cuore, la mente e l’anima. Ora, a distanza di settimane dal rientro, il cosiddetto “mal d’Africa” ancora mi pervade, ho trovato la mia vera casa!
Consiglio a tutti di fare quest’esperienza, cambia la vita e il modo di essere di ogni singolo individuo e, se riuscirete a visitare Gansbaai, beh, prenotate un’immersione in gabbia con gli squali bianchi, magari da Michael Rutzen (col quale abbiamo stretto un forte legame) e vedrete che cambierete la vostra opinione nei loro confronti, sono animali eccezionali, io ne sono innamorata persa!
Al rientro dalla spedizione scientifica “Sulle Orme del Grande Squalo Bianco”, alcune persone che temono ingiustamente queste meravigliose creature, in base al racconto della mia esperienza ed alla raccolta fotografica e video del mio viaggio/studio, si sono convinte ed hanno capito che il loro timore è ingiustificato, sono predatori all’apice della catena trofica, che vanno rispettati e protetti. Lo stesso Peter Benchley, autore del romanzo Jaws (Lo Squalo), da cui è stato poi tratto il film di Spielberg, ha dichiarato che non avrebbe mai scritto il libro se avesse saputo che gli squali non erano poi così pericolosi e cattivi, che è molto raro essere attaccati ed addirittura uccisi da uno squalo (lo squalo morde per sapere cosa ha davanti, l’attacco ha termine dopo il primo morso perché l’animale si rende conto che non siamo cibo – in acqua veniamo scambiati per otarie o tartarughe – sulla tavola da surf – le loro prede più comuni – la morte, in casi specifici, avviene per dissanguamento); dopo tutto ciò che ha scatenato il film (la mattanza), lo stesso Benchley si è prodigato per la loro salvaguardia e conservazione, immergendosi anche con alcune specie e scrivendo altri libri di stampo scientifico ed in favore degli squali.

Io, personalmente, sono per la conservazione degli squali e soprattutto degli squali bianchi. Faccio presente che di questi ultimi si contano soltanto 3.500 esemplari in tutto il globo, pochissimi. Gli squali ogni anno uccidono 5 persone (vedere le statistiche qui), ma gli attacchi non sono mai provocati. Dimentichiamo sempre che siamo noi umani ad entrare in acqua e, quindi, ad invadere il loro territorio e lo facciamo anche in modo molto irrispettoso. Per contro, l’uomo ogni anno uccide milioni di squali per vari motivi, ma per uno in particolare: la famosa zuppa di pinne di squalo (finning – brutale pratica che consiste nel tagliare le pinne agli squali e gettare il corpo in acqua, quando lo squalo è ancora vivo).
Il valore commerciale della carne di squalo non è altissimo, ma spesso, quasi sempre, viene venduto, sottoforma di tranci, come pesce spada, quindi a prezzi elevati. Al supermercato, prodotti ittici che portano nomi quali smeriglio, verdesca, vitella di mare, manzo di mare, palombo, sono tutti squali. Anche quando mangiate Fish and Chips o più semplicemente, bastoncini di pesce, è carne di squalo, solitamente di squalo smeriglio. Purtroppo, uno degli ultimi giorni a Gansbaai, rientrando al porto, mi è capitato di scattare una foto di nascosto ad un peschereccio che portava pinne di squalo ed alcune carcasse (non erano squali bianchi, lì sono protetti), Michael li ha fatti allontanare, ma purtroppo il danno era fatto.

Avete mai considerato quante persone vengono aggredite, ferite e uccise dai cani? Gli insetti, poi? Sono quelli che fanno più vittime. E quanti uomini uccidono i loro simili? Diverse specie di squali sono ormai in via di estinzione e pochissime specie rientrano nelle liste di protezione. Ma ciò che purtroppo ancora non si riesce a capire è che gli squali, essendo i predatori per eccellenza, al vertice della catena alimentare, regolano tutto ciò che è ecosistema e non solo quello marino. Non dimentichiamo che la vita ha avuto inizio in acqua e che tutte le specie viventi, uomo compreso, dipendono dall’acqua. Senza gli squali (che hanno superato oltre 400 milioni di anni di evoluzione) che regolano l’ecosistema e mantengono stabili e salutari le condizioni di vita negli oceani, non sarebbe in pericolo solo il mondo marino, ma l’intero pianeta e, ancora una volta, anche l’uomo!

Reportage di Manuela Gargiulo (Pan)

Il Grande Squalo Bianco (Carcharodon Carcharias)


Nome Scientifico: Carcharodon Carcharias

Famiglia: Lamnidae

Ordine: Lamniformes

Classe: Chondrichthyes

Sottoclasse: Elasmobranchii

Stato di conservazione:Vulnerabile e protetto (Elenco CITES)

C’è chi lo teme e al semplice udire della parola “squalo” resta terrorizzato e chi invece resta affascinato e colpito al solo pensiero di incontrare un esemplare nel suo habitat naturale.
Il grande squalo bianco, scientificamente Carcharodon carcharias, è un pesce appartenente alla famiglia dei Lamnidi. Supera i 700 cm; l’esemplare più grande catturato dall’uomo risulta essere una femmina di circa 7 metri. Può vivere dai 30 ai 40 anni. Pesce massiccio dal muso dalla forma conica, con occhi tondi e neri. E’ distribuito in tutti i mari temperati e sub-tropicali; presente nel Mar Mediterraneo, è il pesce predatore più grande del pianeta.

Lo squalo bianco è tra i predatori più misteriosi ed affascinanti dell’ambiente marino, nonostante ciò si sa molto poco in merito a questa meravigliosa creatura. Studiare lo squalo bianco nel suo habitat è difficile ed ancor più difficile è mantenere con successo uno squalo bianco in cattività. A tal proposito, si stanno facendo dei passi avanti: attraverso ripetuti tentativi e strategie, filmati e sofisticate tecnologie, i biologi sono oggi in grado di affermare che lo squalo bianco possiede eccezionali capacità intellettive. Si è riscontrato, infatti, che C. carcharias mostra “curiosità”, esplorando ed osservando attentamente tutto ciò che incontra. Sa “riconoscere” oggetti non commestibili in base alla “memoria” di esperienze già fatte. E’ in grado di “investigare” su oggetti nuovi con estrema cautela. Ha il senso della “proprietà” e sa difendere il cibo in maniera calcolata ma non violenta. Non un pesce che vive in banchi, ma sa “cooperare” con esemplari della sua stessa specie per ottimizzare la caccia. Esso ha una propria strategia di caccia, completamente differente da tutte le altre specie di squali, strategia nella quale vengono coinvolti tutti i sensi, primo fra tutti la vista.

C. carcharias è in grado di emergere con la testa fuori dall’acqua e scrutare la superficie. Durante la caccia risultano fondamentali le “Ampolle del Lorenzini”, organi che vengono in contatto con l’esterno attraverso piccoli e numerosi forellini presenti nella regione del capo, costituiti di una sostanza gelatinosa conduttrice che comunica con delle terminazioni nervose. Grazie alle Ampolle del Lorenzini, lo squalo riesce a percepire i campi elettrici generati dalle sue potenziali prede, anche a lunghissime distanze e, quindi, può riconoscere la propria posizione rispetto al campo magnetico terrestre. Percepisce le vibrazioni sonore a grande distanza e sa rilevare una sola goccia di sangue diluita in milioni di litri d’acqua.

Quando una potenziale preda viene individuata, inizia la fase di avvicinamento ed investigazione, fase in cui il predatore può rendersi conto e capire cosa ha davanti. La distanza tra predatore e preda diminuisce sempre di più fino a brevi contatti, piccoli colpi di muso e talvolta morsi immediati, per capire se si tratta di una preda commestibile. Nel momento in cui lo squalo sa che la preda è commestibile, inizia la fase dell’attacco. L’attacco generalmente avviene dal basso verso l’alto. Questa tecnica gli consente di restare invisibile fino alla fine, poiché il colore della sua pelle si confonde con il colore del mare. In tal modo, la preda non ha vie di fuga e la velocità e l’energia dell’attacco sono talmente potenti da far fuoriuscire lo squalo dall’acqua nel momento in cui si scaraventa sulla preda. Immediatamente dopo il primo attacco, lo squalo abbandona la sua preda affinché quest’ultima si indebolisca o muoia per dissanguamento, dopodiché può divorarla.

  

C. carcharias è molto pericoloso per l’uomo, anche se l’uomo non è tra le sue prede abituali. In gran percentuale gli attacchi all’uomo non sono provocati e generalmente si sono conclusi dopo il primo morso, avendo lo squalo capito che la preda non è di suo gradimento. Nonostante ciò, alcuni morsi possono essere mortali dovuti alla potenza dello squalo ed alla sua stazza. Gli attacchi verso l’uomo hanno spinto quest’ultimo a difendersi alla propria maniera, non condivisa da animalisti, naturalisti, ambientalisti ecc.: la mattanza. Se ogni anni uno squalo uccide in media 5 uomini, ogni minuto, nel mondo, gli uomini uccidono centinaia di squali, danneggiando di conseguenza non solo l’ecosistema marino tutto ma anche l’intero ambiente naturale, uomo incluso.

La caccia allo squalo bianco è diventata talmente assidua e feroce, sia essa per commercio o per sport o ancora per puro divertimento, che alcuni paesi hanno deciso di considerare lo squalo bianco specie protetta. Per la conservazione della specie, si è provato a mantenere degli esemplari in cattività. Gran parte dei tentativi sono finiti male per morte sopraggiunta dell’animale o semplicemente si è dovuto rilasciarli in mare per segni di forte stress ed aggressività.

Lo squalo bianco è tra le specie che i media hanno maggiormente messo in cattiva luce, dandogli una reputazione che è completamente ingiusta. Gli squali possono essere pericolosi e su questo non c’è dubbio, ma ciò che acceca l’essere umano non è tanto la paura in sè, ma l’ignoranza, intesa come mancanza di conoscenza, verso tutte le specie di squali.

Personalmente, pur non avendo mai incontrato o visto uno squalo bianco, ritengo che questo grande predatore sia un animale da ammirare con fierezza, sopravvissuto per milioni di anni, è il signore indiscusso del mare. Credo che come si nutre affetto e rispetto per cani, gatti, cavalli o altri animali domestici o selvatici, lo squalo bianco e gli squali in generale meritino il rispetto dovuto in quanto predatori eccezionali e, soprattutto, in quanto una insostituibile meraviglia del creato e bisogna fare il possibile, ma principalmente, l’impossibile per proteggere questi animali e salvaguardarli dall’estinzione.

Foto by Manuela Gargiulo (Pan)
Scattate a Gansbaai, Sud Africa
2/12 Aprile 2011